Piccolo è bello

Avviso i naviganti (i quattro gatti che leggono questo blog e i due gatti che ogni tanto passano casualmente) che questo post è vagamente controcorrente.

Infatti sui grandi mezzi di infromazioni ho visto pochi (se non nessuno) difendere l’esistenza delle provincie che a parole tutti vogliono abolire, ma sono sempre lì. Curioso il fatto che sia così difficile abolirle anche per via costituzionale. Visto che sembrano essere tutti concordi anche la modifica della costituzione in questa direzione non dovrebbe prevedere un iter troppo lungo. Comunque sia, sempre a parole gli unici a difendere le province sono le province stesse, gli amministratori che pro tempore ne fanno parte. E ci mancherebbe altro.

Ma a me adesso non interessa sapere se chi è abolizionista lo sia solo a parole, quanto contrastare questa tesi. Per me le province non vanno abolite. Sono l’ente locale più antico dello Stato italiano e sono elementi amministrativi della Repubblica fin dalla sua nascita, al contrario delle regioni, inizialmente previste dai padri costituenti, ma poi effettivamente nate nel 1970.

Perchè difendo l’esistenza delle province? In primo luogo non sono “inutili” assolvono funzioni che agli altri enti non competono. Qualcuno dirà, basta spostare tali competenze o verso l’alto (regioni) o verso il basso (comuni) e si risolve la questione. Si è vero, ma non è nemmeno una questione di competenze.

Le province sono un ente locale ancora relativamente piccolo, ancora relativamente controllabile dal cittadino. E’ più facile per il cittadino il controllo sull’Amministrazione se questa è “piccola” vicino casa, se i suoi rappresentanti sono anch’essi noti. In generale un buon federalismo (e io sono discretamente federalista) si basa sull’esistenza di comunità omogenee per caratteristiche economiche e sociali, e relativamente piccole, nelle quali l’attività degli amministratori sia facilmente sotto gli occhi di tutti. Più ci si allontana dagli occhi più il controllo è difficile. Più si diventa periferia, più si è lontani da chi amministra o governa e soprattutto questi ultimi sono più distaccati dal cittadino. Le province, dal mio piccolo osservatorio di giornalista locale, sono senza risorse ormai da diversi anni e a mala pena riescono a gestire le proprie competenze amministrative. Difficile che si dedichino a sprechi particolari.

Stesso discorso vale per i comuni, che nessuno intende abolire (quelli grossi fanno molto comodo, soprattutto in chiave elettorale), ma che sono l’oggetto privilegiato dei tagli alla spesa pubblica e delle nuove imposte. Curiosamente ogni volta che negli ultimi anni in Italia si è intervenuto con abolizioni di imposte o tagli alla spesa, a essere colpiti sono stati i comuni. L’Imu è solo l’ultimo esempio. Facile per lo Stato intervenire su entrate che finiscono nelle sue casse solo in parte, anzi meglio prendersi una parte delle entrate che invece dovrebbero andare proprio ai comuni. E il comune, più della provincia, è l’ente facile da controllare, in cui si può constatare come va l’amministrazione anche dalle piccole cose: l’asfalto è liscio? Hanno tolto la neve? Hanno fatto i marciapiedi?

Ma il mio sguardo vuole allargarsi. Il motto “piccolo è bello” vale credo per qualsiasi cosa. Ciò che resta in dimensioni ragionevoli si può controllare, migliorare, ne si può valutare la qualità. La crescita smisurata impedisce che il tutto possa essere percepito a colpo d’occhio. In ciò che è grande è più facile che sfuggano difetti, perchè è più difficile vederli. Tornando all’amministrazione più un ente è grande, maggiore è la quantità di denaro che gestisce, maggiore è anche la possibilità che frodi, imbrogli o anche solo sprechi siano attuabili e sfuggano ai controlli.

Si vuole abolire un ente intermedio perchè si ritiene siano troppi e dunque troppo costosa la macchina amministrativa? Bene, abolite le regioni. Fondamentalmente sono degli stati in piccolo. Basta quello più grande.

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